Il titolo lo abbiamo mutuato da George Steiner. il plurale è significativo. Partendo da un testo fondamentale, l’Antigone di Sofocle, abbiamo voluto leggere alcune delle sue reinterpretazioni nel corso del tempo, per verificare ancora una volta “quanto una manciata di miti greci continui a dare la sua forma vitale alla percezione che abbiamo di noi stessi e del mondo”. La sensibilità occidentale ha vissuto i momenti decisivi della sua identità e della sua storia in rapporto al mito di Antigone e alla vita di questo mito nella speculazione e nell’arte. E’ una leggenda che emerge dalla notte di un passato ancestrale. Nell’Edipo Re, Antigone è ancora una bambina. Silenziosa, assiste alla rovina della sua famiglia. La storia è risaputa, il destino tragico di Edipo universalmente noto: ha ucciso il padre e contratto nozze incestuose. Apprese le orrende colpe che inconsapevolmente ha commesso, si acceca. Bandito da Tebe, lo ritroviamo nell’Edipo a Colono. Qui Antigone è profondamente coinvolta nel dramma. Lei, la più filiale delle figlie, erra con il padre in cerca di un rifugio. E, finalmente, nella tragedia che porta il suo nome, ecco Antigone compiere il gesto che la consacra: gettare manciate di terra sul cadavere del fratello ribelle Polinice, anche se il re Creonte ne ha vietata la sepoltura. Ecco Antigone, simbolo di tutte le donne in conflitto con il potere, opporsi alle leggi dello stato, in nome dei diritti sacri della famiglia e del sangue.
Ripercorrendo la lunga storia delle riprese e delle rielaborazioni del mito, incontriamo l’Antigone di Jean Anouilh. Il lavoro viene rappresentato per la prima volta nel 1944, nella Parigi occupata dai nazisti. L’ambientazione è modernizzata, il carattere dei personaggi profondamente mutato. L’opera è segnata in modo indelebile dal contesto epocale in cui nasce.
La storia di Antigone, della sua morte assurda e innocente, è lunga e non ancora conclusa. Sfocia nel ruolo che Antigone ha avuto nella vita reale degli individui, e dunque nella storia e nella cronaca. E’ un tratto distintivo della cultura occidentale il fatto che uomini e donne ripetano più o meno coscientemente “i gesti, i movimenti simbolici esemplari che l’immaginazione antica ha proposto”. Il gesto di Antigone è magnetico. Dovunque una minoranza oppressa levi la sua voce a chiedere giustizia, Antigone torna ad assumere il ruolo che “da sempre le è stato imposto, quello della giovane eroina che sfida i regimi totalitari in nome di una pietas universale che si estende dai fratelli di sangue a tutti gli uomini sentiti come fratelli”. Sophie Scholl è la studentessa tedesca che, insieme agli altri componenti del gruppo denominato “La rosa bianca”, fece circolare volantini antinazisti all’Università di Monaco. Fu fedele alla propria coscienza fino all’estremo sacrificio. Il cinema ha raccontato più volte la storia di questa novella Antigone. Noi ci siamo ispirati al film di Marc Rothemund che per la sceneggiatura, firmata da Fred Breinersdorfer, si è avvalso dei verbali degli interrogatori, inediti fino al 1990, emersi dagli archivi segreti dell’ex DDR.