“… chi siamo noi, chi è ciascuno di noi se non una combinatoria di esperienze, d’informazioni, di letture, d’immaginazioni? Ogni vita è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario d’oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili.”

Italo Calvino

L’uomo contemporaneo, frammentato e disperso, non può sottrarsi alla domanda di senso, di comprensione, di orientamento, ma anche alla sfida creativa, che una situazione storica e sociale inedita gli impone. Egli costruisce la propria identità nel tempo, attraverso un iter non programmato ma aperto e problematico, in un processo di ricerca e conferimento di significato alla propria vicenda esistenziale mai compiuto una volta per tutte. Cadute le certezze della modernità, venuti meno paradigmi e quadri di riferimento, il moltiplicarsi di saperi, linguaggi e visioni del mondo compone uno scenario che esige nuove forme di riflessione. Il Teatro, oggi più che mai, riflette il proprio tempo e la condizione esistenziale di coloro che in questo tempo vivono: luogo “molteplice e complesso” per definizione, in cui la realtà rappresentata deve la sua unità di significato alla pratica del montaggio, esso è il risultato, mai definitivo, dell’esercizio di un’arte compositiva. Sottratto all’impasse cui i linguaggi tecnologici, con le loro straordinarie possibilità di espressione e di comunicazione lo hanno condannato, il Teatro oggi può rispondere all’esigenza di nuovi spazi di riflessione, recuperando una funzione utile al percorso di crescita e autorealizzazione che gli individui consapevoli del proprio progetto esistenziale intraprendono. Alla luce di queste considerazioni, “A più voci” ha scelto, per realizzare il suo progetto di promozione culturale, la Strategia della Messinscena, proponendosi di estendere il concetto di “teatralità” oltre i limiti segnati dalla tradizione. Pertanto, proprio nel superamento della rigida visione testocentrica secondo la quale il Teatro consiste esclusivamente nella rappresentazione di testi drammatici, si propone di trattare come possibili punti di partenza di una messa in scena teatrale i materiali drammaturgici più diversi, in altre parole:

  1. di dare forma scenica e spettacolare alle più varie espressioni artistiche, confortati dall’essere il Teatro già sintesi degli elementi estetici presenti nelle altre arti;
  2. di trasferire nello spazio della Rappresentazione poesie, racconti, romanzi e sceneggiature cinematografiche. Si tratta del tema fondamentale della traduzione della pagina scritta nel linguaggio teatrale e, più in generale, del rapporto fra il libro e il teatro. “Usare” il teatro per “rileggere” i classici, per esempio, può essere un modo per evitarne le enunciazioni sentite e scontate. L’intenzione è quella di scongelare il linguaggio di pagine diventate piatte per l’uso, mediante la traduzione del puro incorporeo segno di scrittura nelle espressioni gestuali e vocali degli attori e nella materialità di tutti i fattori concorrenti nella finzione scenica. La riflessione sulle modalità di materializzazione del linguaggio letterario sulla scena, condotta sotto il segno della traduzione intersemiotica, si arricchisce di riferimenti al cinema e di apporti musicali e non trascura la possibilità offerta dalla danza di tradurre nella sua aerea fisicità il segno incorporeo della voce e la sonorità struggente dei silenzi;
  3. di fornire sbocco scenico alle produzioni dei più diversi ambiti disciplinari (sbocchi a volte impliciti, come testimoniano quelle opere filosofiche e scientifiche che assumono forme e modi teatrali già sulla carta);
  4. di “raccontare” i fatti della Storia e dalla Cronaca, dando voce a lettere, diari, autobiografie, interviste etc. L’espressione “dare voce” è, per noi, più di una metafora: il percorso formativo in cui i nostri attori s’investono, pur non trascurando componenti fondamentali della performance teatrale come il gesto, l’azione, il movimento, è volto all’acquisizione di una vasta gamma di possibilità interpretative sul piano vocale. Particolarmente attenta ai valori tonali e ritmici della voce parlata, la recitazione dei nostri interpreti intreccia con la musica strumentale e con il canto trame suggestive;
  5. di operare, alla luce degli stretti rapporti esistenti tra l’espressione musicale e la letteratura, la “messinscena della musica” mediante la “drammatizzazione” di concerti e recital e l’allestimento di opere liriche, offerte alla fruizione dei più giovani come un racconto dal quale emergano i momenti musicali salienti.
  6. di condurre, con leggerezza e divertimento, una personalissima ricerca sul genere comico, sugli aspetti formali e linguistici di quel teatro che, spostando significati e rimettendo in discussione tutti i rapporti, “ribalta la logica e capovolge il mondo”. Sovente, nei nostri spettacoli, il momento comico è posto a ridosso del teatro serio, a costituirne il controcanto. E’ proprio nella dissonanza di quest’accostamento (giusta un’antica consuetudine teatrale che ha visto contrapporsi Tragedia e Commedia sulla medesima scena) che l’uso comico del linguaggio si fa strumento critico: inoculando l’assurdo nella comunicazione e minandone così l’impalcatura di convenzioni e luoghi comuni, svela i meccanismi che la regolano.

Espressione della strategia fin qui esposta, gli spettacoli:
Il libro nella soffitta
“Ma in estate noi prendemmo commiato…”
Casa Schumann
Varietà Margherita
Antigoni
Davvero una magnifica serata!
Breviario Mediterraneo a più voci

Offrire ai sensi e all’intelligenza dello spettatore un materiale scenico siffatto vuol dire invitarlo a effettuare accostamenti inediti, a lanciare ponti inaspettati tra forme espressive, autori, testi, che a prima vista potrebbero apparire privi di relazione gli uni con gli altri, suggerendo quell’esercizio che è stato definito “lettura obliqua”. Luogo d’interpretazioni e reinterpretazioni, di letture e riletture, il Teatro affina la nostra capacità ironica, rivelandoci il carattere contingente di forme e contenuti, di giudizi e valori, e, insieme, la possibilità di conferire nuovi significati a noi stessi, al mondo, agli altri e alle relazioni che con gli altri e con il mondo intratteniamo.